lunedì 12 settembre 2011

L’insegnante liquido

di Maurizio Chatel
Direttore editoriale area umanistica BBN editrice

La ricerca ormai decennale in fatto di testi elettronici ha generato alcune consapevolezze che segnano le tappe di uno sviluppo chiaramente riconoscibile. Innanzi tutto la necessità di superare i formati che chiameremo fissi, quelli cioè che non si prestano ad alcuna interattività – se non già impostata – e che sono fruibili ad una lettura molto tradizionale; di questi, il PDF è il più classico esempio, il primo in ordine di tempo ad apparire come l’alternativa al libro cartaceo.
In secondo luogo l’esigenza di avvicinare il più possibile il libro digitale a quella che chiamerei la “profondità spaziale” di un sito WEB di seconda o terza generazione: a cominciare dall’ipertestualità per continuare con la vasta gamma di soluzioni tecniche e formati per la produzione e gestione di file video-musicali e l’implementazione di programmi ludici o didattici interattivi, direttamente gestibili on-line senza necessità di installarli sul proprio hard disk. Realtà, quest’ultima, che ha reso rapidamente obsoleto l’oggetto CD ROM di non molti anni fa.
Il risultato di tale evoluzione mi pare potrebbe essere il cosiddetto testo liquido, di cui cercherò di spiegare qui di seguito i caratteri più singolari.
Prima, però, è necessaria un’ulteriore premessa. A partire da una domanda: il testo liquido è un e-book? In linea di massima, direi di no. Qui infatti il discorso va a toccare uno dei nodi più inviluppati dell’attuale dibattito sull’editoria digitale. Quando si parla di testi elettronici (e-book, appunto) occorre non dimenticare che si parla solo ed esclusivamente di canali e non di messaggi. L’editoria digitale offre una soluzione nuova al modo di leggere, ma non produce nuovi contenuti. Da qui la sua ambiguità. Non è un vezzo, a mio parere, domandarsi infatti “che senso ha” abolire il libro cartaceo, quando si parla di narrativa. Certo, è un sogno potersi portare in vacanza o in viaggio un’intera biblioteca, ma personalmente non mi metterei mai a leggere un romanzo su un lettore digitale potendo godere delle comodità di casa mia. Né tanto meno smantellerei le mie librerie per sostituirle con un hard disk. Questo tipo di canale, l’e-book così come per la maggiore si va diffondendo, è un mero surrogato che non cambia di una virgola il rapporto tradizionale tra autore e lettore.
Poi ci sono gli altri libri: testi di saggistica, manuali, testi scolastici e di consultazione (tralascio naturalmente il mondo dell’informazione). E qui, chiaramente, le cose cambiano. Perché se un romanzo non “invecchia”, un manuale di fisica invece sì; perché un romanzo è, in linea di massima, autoreferenziale, mentre un trattato scientifico o storiografico rimanda costantemente ad altro; perché un romanzo si legge lungo un’unica direttrice, dalla prima all’ultima pagina, ma un testo di consultazione propone percorsi differenziati; perché un conto è “illustrare” un romanzo, un altro è arricchire un saggio di documenti iconografici e filmati. E potrei continuare.
Dove voglio arrivare, allora? A una semplice constatazione: che il canale digitale, cambiando il modo di fruire un testo scientifico, può potenziare la sua efficacia: qui, canale e messaggio coincidono, ovvero concorrono allo stesso obbiettivo, che è quello di un nuovo modo di apprendere.
C’è un libro elettronico quindi che surroga il libro di carta, e ce n‘è un altro che lo supera rendendolo obsoleto: quest’ultimo è il testo liquido. Esso ha le proprietà di un network più che di un libro, ed è totalmente imprescindibile dal WEB, nel senso che non è pensato per la stampa – con le dovute eccezioni. È multidimensionale e multimediale, è “aperto” nel senso che Umberto Eco diede al concetto di opera aperta, e si presta ad una vivace interattività modificando profondamente il rapporto tra autore e lettore. Può essere aggiornato quotidianamente, ampliato e arricchito senza incidere sul prezzo perché chi acquista un testo liquido paga l’accesso a una piattaforma e non l’acquisto di un file, e si viene a porre come il nodo di una rete di testi a semplice portata di mouse, ancora una volta senza incidere sul prezzo di acquisto. Dunque il testo liquido è un ambiente, di volta in volta laboratorio, biblio-mediateca, classe o ufficio. Ad esso può essere associato un kit di utilities per il calcolo, la scrittura, la memorizzazione e condivisione dei dati.
Mi pare evidente che tutto questo non ha niente a che vedere con l’e-book.
Tra tutti gli “ambienti” che il testo liquido può supportare virtualmente, il più immediato è quello scolastico: esso infatti è anche uno strumento efficace per l’autoapprendimento. Ancora una volta, però, è utile una premessa.
L’illusione che l’elaboratore elettronico possa sostituire la funzione didattica, il rapporto cioè tra docente e discente, è tramontata da un pezzo. Il computer con tutti i suoi derivati è un mero strumento il cui uso intelligente l’insegnante deve mediare, con le opportune cautele e strategie. Questo è scontato. Superata è anche la “scoperta” di Internet, ritenuta all’inizio il nuovo “Eldorado” della conoscenza e rivelatasi poi un semplice deposito di dati, di difficile utilizzo. Lo stato dell’arte ci dice che i cosiddetti nativi digitali usano il mouse con la stessa svogliata disattenzione del telecomando, e che le potenzialità cognitive della rete sono per lo più da loro ignorate, per le stesse ragioni per le quali i giovani leggono poco ormai da generazioni. Quindi nulla è scontato, e quando si parla di autoapprendimento si dice qualcosa di molto diverso dal sostenere che basta dotare un ragazzino di un computer per nutrire la sua intelligenza.
Un testo scolastico digitale, e quindi liquido, richiede un insegnante altrettanto “liquido”, cioè attrezzato a una comunicazione didattica multiforme. E con attrezzato non si intende semplicemente dotato di un laboratorio di informatica, ma disposto a una re-visione della didattica. Ma ora vorrei abbandonare l’astrattezza teorica per passare a un esempio concreto.
Immaginiamo un manuale di storia decostruito per la fruizione on-line (liquefatto). Sostanzialmente, avremo qualcosa che assomiglia molto a un blog: una pagina-video di tipo testuale, zeppa di collegamenti ad altre pagine, il cui contenuto definisce in modo preciso un paragrafo di argomento storico, con un suo senso compiuto. Potremmo paragonare questa pagina a una mappa. La pagina infatti definisce ciò di cui la singola lezione vuole trattare, entro limiti semantici ben definiti. In essa si accenna a tutto ciò che, di un certo argomento, si deve sapere a livello scolastico.

Un sito da consultare

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