domenica 1 maggio 2011

La scuola dell’oggetto: formazione invece di educazione

Risposte senza domande
“A vent’anni sognavo di poter un giorno fondare una scuola in cui
si potesse apprendere senza annoiarsi; una scuola in cui non si
dovessero sentire risposte non sollecitate a domande non poste”.
In questa riflessione di Karl Popper
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possiamo cogliere i tratti
essenziali di come dovrebbe essere una scuola. Ma noi tutti
sappiamo che questa scuola non è la Scuola così come è in tutte le
società sviluppate a prescindere da quale governo le presiede.
Nella Scuola in realtà viene trasformata la naturale e spontanea
sete di conoscenza in sistematica noia e ripetitivi rituali fondati
proprio sulla supponenza gerarchica di trasmissione del sapere da
un insieme di persone deputate a dare risposte senza che alcuna
domanda sia stata posta.
In questa istituzione si è realizzata pienamente la distruzione di
ogni vera individualità e soggettività a favore di una dichiarata e
compiuta oggettività, annichilendo in questo modo la ragione
stessa della conoscenza che presuppone una relazione dialogica
degli attori del processo cognitivo.
Quindi questa prima e pregnante riflessione ci porta a considerare
anche la seconda: la funzione della Scuola è oggi più che mai
duplice. Da un lato essa deve rispondere in modo coerente alle
logiche di globalizzazione e, dall’altro, servire alla divulgazione di
un’idea di uomo che possa convivere con questa o da protagonista
o da gregario, poco importa. La Scuola quindi diventa sempre più
‘formazione’ di un uomo nuovo invece che luogo deputato
all’acquisizione della conoscenza.
Nel momento in cui essa sembra realizzare e compiere la sua
missione di formazione agli ideali della democrazia e della
partecipazione, in realtà allontana in maniera irreversibile
l’individuo dall’autonomia e dalla libertà.

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