Le ultime settimane ho partecipato ad un interessante progetto, che risponde al nome di OpenSpime, nato dalle mani di Leandro Agrò, Roberto Ostinelli e David Orban.
Il concetto di spime nasce da Bruce Sterling in una presentazione al SIGGRAPH 2004. Il termine è la contrazione di “space and time” e si tratta di un oggetto fisico che ha acquisito le proprietà degli oggetti digitali.
Spazio e tempo. Significa che questi oggetti possiedono una identità spaziale (ad esempio, tracciati usando GPS) e una identità temporale (ad esempio, memorizzano internamente la loro storia, fino dalla produzione). Questo è possibile perché sono in grado di interagire con l’ambiente (ad esempio, con RFID o Bluetooth).
Gli spime hanno quindi una storia, un passato. E sono ricercabili.
Il mio ruolo in questa fase è stato quello di realizzare l’applicazione per comunicare con il primo prototipo di OpenSpime, che servirà in questa parte iniziale del progetto.
A parte l’interesse per il progetto, anche la mia parte è stata piuttosto interessante, perché mi ha permesso di indagare non solamente una parte di sviluppo software più fisica, legata ad oggetti e non a puro software. Più tecnicamente ho poi giocherellato con Python, PyObjC e InterfaceBuilder, per realizzare applicazioni “native” sotto Mac.
Il primo prototipo è dedicato ad uno scopo ecologico, si tratta infatti di una sonda CO2 per la rilevazione ambientale.
Del progetto vi segnalo:
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