La scuola è presidio civile, sociale e
culturale e luogo di elezione per la creazione di capitale umano. Perdendo la
scuola il territorio è quasi naturalmente destinato all’abbandono e alla
compromissione delle proprie capacità di sviluppo. La scuola, come istituzione,
dovrebbe assolvere essenzialmente a tre funzioni. La prima, fondamentale, è
quella di “attrezzare” i giovani, e quindi di fornirgli una formazione adeguata
che gli garantisca la libertà sostanziale, secondo Amartya Sen, di decidere se
restare o andarsene. Non si creano le scuole per far rimanere gli studenti nei
luoghi di nascita, ma piuttosto per renderli liberi di scegliere dove andare.
La seconda funzione della scuola dovrebbe essere, poi, quella di fornire ai
ragazzi gli strumenti per dare un senso, anche produttivo, a rimanere nella
loro terra di nascita. Si tratta di una formazione mirata alle particolari
attitudini e competenze che sono necessarie ai lavori a forte identità locale.
La terza funzione della scuola dovrebbe, infine essere, quella di centro
civico.
Nelle Aree interne questo
triplice ruolo della scuola è ancora più importante di quanto non lo sia nelle
grandi città, in particolare per gli aspetti che concorrono ad intensificare i
rapporti tra individui e territorio, tra comunità e luoghi di appartenenza e
che possono creare un circolo virtuoso e produttivo tra potenzialità umane e
ambientali. Tuttavia è proprio nelle Aree interne che il rapporto tra scuola e
territorio è più rarefatto. In questi territori dove il circolo vizioso tra
abbandono del territorio e smobilitazione della scuola (nelle Aree interne le
scuole medie sono presenti nel 60 per cento dei comuni, mentre le scuole
superiori solo nel 20 per cento21) agisce da decenni, la situazione è aggravata
dalle più accentuate situazioni di precariato del corpo docente, che a sua
volta è frutto delle condizioni di marginalità in cui il territorio versa. Per
coloro che rimangono, tali fattori creano le condizioni per minori rendimenti
scolastici e – talora – per una più intensa dispersione scolastica. Le
prestazioni degli studenti delle Aree interne sottoposti ai test Invalsi, sia
in Italiano che in matematica, sono inferiori alla media nazionale praticamente
a tutti i livelli scolastici22. Sul fronte della dispersione scolastica si
registra una forte polarizzazione nelle Aree interne, specie nella scuola
secondaria superiore. A fronte di molti Comuni (tra il 27 e il 37 per cento a
seconda delle Regioni) nei quali la dispersione scolastica è zero, ci sono
anche molti Comuni (tra il 6 e il 12 per cento) dove la dispersione è piuttosto
alta, maggiore del 5 per cento23 .
Come recuperare appieno nelle
Aree interne il ruolo della scuola? Occorre agire sulla qualità dell’insegnamento
e delle dotazioni, sia infrastrutturali che tecnologiche, ma è necessario anche
disporre di strumenti di analisi e modelli di governance in grado di
valorizzare le relazione scuola-territorio nelle due direzioni in cui questa
può manifestarsi, dalla scuola al territorio e dal territorio alla scuola.
L’autonomia della scuola deve concretizzarsi in rapporto positivo con le
esigenze delle comunità locali e queste devono riappropriarsi della capacità di
programmare l’offerta formativa rispetto alle esigenze del territorio, pur
rispettando gli standard educazionali e di apprendimento del Paese.
Il rapporto scuola-territorio
appena delineato non si può ridurre ad atteggiamenti di conservazione
dell’esistente. È necessario costruire un progetto di dimensionamento delle
istituzioni scolastiche e di programmazione dell’offerta formativa, sostenuto
da un’idea di sviluppo e valorizzazione del territorio, e di ribilanciamento
cercando di compensare tra l’importanza che la presenza di una scuola riveste
per una Comunità, e il diritto dei ragazzi ad avere Istituti capaci di
mantenere standard elevati. Le regioni, nell’esercizio delle loro funzioni di
programmazione dell’offerta formativa, possono svolgere un ruolo decisivo nella
direzione prima indicata. In questa ottica le competenze previste dalla
normativa non possono essere esercitate in una logica corporativa. I diversi
livelli istituzionali devono concorrere a garantire i diritti di cui sono
titolari gli studenti e realizzare, dopo averli condivisi, gli obiettivi
definiti.
a) la qualità dell’insegnamento è
fondamentale per il rilancio delle Aree interne ma essa è messa a dura prova
dalla condizione di marginalità in cui esse versano e dalle conseguenti
condizioni di precariato che spesso caratterizzano il corpo docente. Chi ha il
compito di gestione del personale deve creare le condizioni per invertire
queste tendenze, realizzando, se necessario, accordi che garantiscano al
personale condizioni di stabilità di sede per un certo numero di anni in cambio
di un impegno, un vincolo, a permanere per lo stesso numero di anni nelle Aree
interne o disagiate;
b) i giovani delle Aree interne devono
accedere alle stesse opportunità in termini di offerta scolastica che cui
accedono i ragazzi che vivono nei centri maggiori. Vanno quindi ricercate le
migliori soluzioni di ribilanciamento della presenza degli Istituti sui
territori facendo leva e incentivando la cooperazione tra Comuni e garantendo
al contempo servizi di trasporto pubblico locale efficienti e funzionali alla
frequenza scolastica;
c) occorre rilanciare un Patto
tra Stato e Regioni (e studenti) delle Aree interne, e costruire le condizioni
per una leale e proficua collaborazione tra l’amministrazione scolastica
(Ufficio scolastico regionale) e la Regione (livello politico e
amministrativo), ponendo al centro le esigenze dei giovani. Le Aree interne
sono luoghi dove il patto, attraverso interventi intenzionali coordinati, può
rappresentare una grande chance24;
d) la scuola, per esercitare la
sua funzione di istituzione in grado di sviluppare il senso civico nelle nuove
generazioni (si pensi alla cultura della legalità nelle aree caratterizzate da
una forte presenza della criminalità organizzata) e più in generale per
ricostruire il capitale sociale di un territorio, è necessario che si apra alle
realtà sociali, economiche e culturali e riprenda un rapporto anche con gli
adulti. Le scuole possono essere il luogo privilegiato per una scambio di
conoscenze e competenze tipiche dei contesti di apprendimento formali con le
competenze derivanti da esperienze legate ai contesti, ai mestieri e alle
tradizioni locali. Si possono realizzare circuiti virtuosi per valorizzare la
sapienza e la specificità di tradizioni tipiche e produzioni locali, con la
possibilità di una loro rivisitazione e riproposizione in contesti storici
completamente nuovi (caratterizzati, tra l’altro, da una presenza diffusa di
nuove tecnologie con tutte le loro potenzialità).
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