martedì 7 aprile 2015

Il ruolo della scuola nelle Aree interne


 La scuola è presidio civile, sociale e culturale e luogo di elezione per la creazione di capitale umano. Perdendo la scuola il territorio è quasi naturalmente destinato all’abbandono e alla compromissione delle proprie capacità di sviluppo. La scuola, come istituzione, dovrebbe assolvere essenzialmente a tre funzioni. La prima, fondamentale, è quella di “attrezzare” i giovani, e quindi di fornirgli una formazione adeguata che gli garantisca la libertà sostanziale, secondo Amartya Sen, di decidere se restare o andarsene. Non si creano le scuole per far rimanere gli studenti nei luoghi di nascita, ma piuttosto per renderli liberi di scegliere dove andare. La seconda funzione della scuola dovrebbe essere, poi, quella di fornire ai ragazzi gli strumenti per dare un senso, anche produttivo, a rimanere nella loro terra di nascita. Si tratta di una formazione mirata alle particolari attitudini e competenze che sono necessarie ai lavori a forte identità locale. La terza funzione della scuola dovrebbe, infine essere, quella di centro civico.
Nelle Aree interne questo triplice ruolo della scuola è ancora più importante di quanto non lo sia nelle grandi città, in particolare per gli aspetti che concorrono ad intensificare i rapporti tra individui e territorio, tra comunità e luoghi di appartenenza e che possono creare un circolo virtuoso e produttivo tra potenzialità umane e ambientali. Tuttavia è proprio nelle Aree interne che il rapporto tra scuola e territorio è più rarefatto. In questi territori dove il circolo vizioso tra abbandono del territorio e smobilitazione della scuola (nelle Aree interne le scuole medie sono presenti nel 60 per cento dei comuni, mentre le scuole superiori solo nel 20 per cento21) agisce da decenni, la situazione è aggravata dalle più accentuate situazioni di precariato del corpo docente, che a sua volta è frutto delle condizioni di marginalità in cui il territorio versa. Per coloro che rimangono, tali fattori creano le condizioni per minori rendimenti scolastici e – talora – per una più intensa dispersione scolastica. Le prestazioni degli studenti delle Aree interne sottoposti ai test Invalsi, sia in Italiano che in matematica, sono inferiori alla media nazionale praticamente a tutti i livelli scolastici22. Sul fronte della dispersione scolastica si registra una forte polarizzazione nelle Aree interne, specie nella scuola secondaria superiore. A fronte di molti Comuni (tra il 27 e il 37 per cento a seconda delle Regioni) nei quali la dispersione scolastica è zero, ci sono anche molti Comuni (tra il 6 e il 12 per cento) dove la dispersione è piuttosto alta, maggiore del 5 per cento23 .
Come recuperare appieno nelle Aree interne il ruolo della scuola? Occorre agire sulla qualità dell’insegnamento e delle dotazioni, sia infrastrutturali che tecnologiche, ma è necessario anche disporre di strumenti di analisi e modelli di governance in grado di valorizzare le relazione scuola-territorio nelle due direzioni in cui questa può manifestarsi, dalla scuola al territorio e dal territorio alla scuola. L’autonomia della scuola deve concretizzarsi in rapporto positivo con le esigenze delle comunità locali e queste devono riappropriarsi della capacità di programmare l’offerta formativa rispetto alle esigenze del territorio, pur rispettando gli standard educazionali e di apprendimento del Paese.
Il rapporto scuola-territorio appena delineato non si può ridurre ad atteggiamenti di conservazione dell’esistente. È necessario costruire un progetto di dimensionamento delle istituzioni scolastiche e di programmazione dell’offerta formativa, sostenuto da un’idea di sviluppo e valorizzazione del territorio, e di ribilanciamento cercando di compensare tra l’importanza che la presenza di una scuola riveste per una Comunità, e il diritto dei ragazzi ad avere Istituti capaci di mantenere standard elevati. Le regioni, nell’esercizio delle loro funzioni di programmazione dell’offerta formativa, possono svolgere un ruolo decisivo nella direzione prima indicata. In questa ottica le competenze previste dalla normativa non possono essere esercitate in una logica corporativa. I diversi livelli istituzionali devono concorrere a garantire i diritti di cui sono titolari gli studenti e realizzare, dopo averli condivisi, gli obiettivi definiti.
a) la qualità dell’insegnamento è fondamentale per il rilancio delle Aree interne ma essa è messa a dura prova dalla condizione di marginalità in cui esse versano e dalle conseguenti condizioni di precariato che spesso caratterizzano il corpo docente. Chi ha il compito di gestione del personale deve creare le condizioni per invertire queste tendenze, realizzando, se necessario, accordi che garantiscano al personale condizioni di stabilità di sede per un certo numero di anni in cambio di un impegno, un vincolo, a permanere per lo stesso numero di anni nelle Aree interne o disagiate;
 b) i giovani delle Aree interne devono accedere alle stesse opportunità in termini di offerta scolastica che cui accedono i ragazzi che vivono nei centri maggiori. Vanno quindi ricercate le migliori soluzioni di ribilanciamento della presenza degli Istituti sui territori facendo leva e incentivando la cooperazione tra Comuni e garantendo al contempo servizi di trasporto pubblico locale efficienti e funzionali alla frequenza scolastica;
c) occorre rilanciare un Patto tra Stato e Regioni (e studenti) delle Aree interne, e costruire le condizioni per una leale e proficua collaborazione tra l’amministrazione scolastica (Ufficio scolastico regionale) e la Regione (livello politico e amministrativo), ponendo al centro le esigenze dei giovani. Le Aree interne sono luoghi dove il patto, attraverso interventi intenzionali coordinati, può rappresentare una grande chance24;

d) la scuola, per esercitare la sua funzione di istituzione in grado di sviluppare il senso civico nelle nuove generazioni (si pensi alla cultura della legalità nelle aree caratterizzate da una forte presenza della criminalità organizzata) e più in generale per ricostruire il capitale sociale di un territorio, è necessario che si apra alle realtà sociali, economiche e culturali e riprenda un rapporto anche con gli adulti. Le scuole possono essere il luogo privilegiato per una scambio di conoscenze e competenze tipiche dei contesti di apprendimento formali con le competenze derivanti da esperienze legate ai contesti, ai mestieri e alle tradizioni locali. Si possono realizzare circuiti virtuosi per valorizzare la sapienza e la specificità di tradizioni tipiche e produzioni locali, con la possibilità di una loro rivisitazione e riproposizione in contesti storici completamente nuovi (caratterizzati, tra l’altro, da una presenza diffusa di nuove tecnologie con tutte le loro potenzialità).

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