venerdì 30 settembre 2011

Joseph Cornell






Joseph Cornell nasce a Nyack, nello stato di New York, il 24 Dicembre del 1903. E’ sicuramente curioso e significativo il fatto che visse tutta la vita in una casa situata in una via chiamata Utopia Parkway. Vi è una vera corrispondenza tra la sua vita quotidiana e la sua vita "artistica", dalle sue collezioni infantili e di ragazzo alle sue opere più mature, di artista che amava le metamorfosi. Le collezioni del 1909 iniziano con dei vetri di Sandwich e con esse i primi oggetti surrealisti, bottiglie nelle quali introduce biglie, pezzi di carta... Nelle opere mature questi oggetti formeranno la cosmogonia dei vari "Soap Bubble Set" di cui il primo fu esposto al Moma nel 1936. In quell’anno Cornell scrisse a Alfred Barr di non condividere nel suo subcosciente le teorie dei surrealisti pur essendo un fervente ammiratore di gran parte del loro lavoro. A 22 anni Cornell scopre la Christian Science attraverso gli scritti della fondatrice Mary Baker Eddy: tuttavia le sue opere non rivelano, nella loro essenza, alcunché di mistico proveniente dalle sagrestie di quella chiesa, piuttosto le sue planimetrie celesti ci fanno pensare a Keplero, a Galileo, a Copernico, perché per Cornell il gusto della scienza coincide con quello di un artista ri-creatore del mondo.
Nell’opera di Joseph Cornell Fernando Huici ha notato che immagini di fanciulli, e di adolescenti sono molto presenti, a testimoniare come solo nell’età adulta l’uomo possa veramente disporre della propria adolescenza e viverla come gli conviene. L’idea di ridurre il mondo ad una vetrina stipata di oggetti simbolici è un’idea da fanciulli: tuttavia un artista rivisita la sua infanzia liberando certi oggetti o giochi di specifiche valenze ed assegnandone altre. Nel 1918 Cornell perde il padre che li lascia nei debiti e la famiglia deve vendere la casa di Nyack: la madre confeziona golf e vende torte per tirare avanti. Forse Cornell aveva creato i suoi primi oggetti per divertire il fratello cadetto Robert, paralizzato alle gambe, cui era legatissimo e cui rese omaggio alla sua morte nel 1963 integrando certi suoi disegni ai suoi collages. Gli elementi eterocliti delle sue scatole fanno di lui, come diremmo oggi, un grande viaggiatore virtuale. Cornell divenuto viaggiatore effettivo perchè venditore di stoffe scopre la galleria di Julien Levy, primo mercante americano cui si deve una mostra surrealista a NewYork nel 1932. Cornell partecipa alla mostra ed è autore della copertina del catalogo divenendo così il primo surrealista americano. Diana Waldmann nel suo libro ipotizza che Cornell passasse dall’immagine piana alle scatole dopo aver visto un’opera di Dali, "Les Plaisirs Illuminés" del 1929: tre scatole in sequenza nelle quali si svolgono tre diverse azioni. Primo oggetto surrealista a tutto campo viene esposto nel 1932 alla galleria Levy: Glass Bell è una campana di vetro sotto la quale una mano femminile tiene un ventaglio con delle rose. La visione surrealista di Cornell trova forti consonanze in Breton e nei suoi poèmes-object, come Nadja. In quest’opera del 1929 il testo poetico e gli oggetti reali formano un tutt'unico, un accordo che diviene più che visivo. Le scatole di Cornell, prima di essere uno spettacolo, sono un campo di possibilità situate all’origine di piani differenti della conoscenza e del vissuto. L’aneddoto concernente la ballerina o per esempio Blériot é la trama che connette la sua opera come nei poèmes-object di Breton. Il quale disse di Cornell, in Genesi e Prospettive del Surrealismo scritto nel 1939 che Cornell stesso ai confini di una visione stereotipata aveva meditato un’esperienza che sconvolgeva le convenzioni d’uso degli oggetti. Altra persona vicina a Cornell nell’universo surrealista il poeta ceco Heisler che alla parola sostituiva nei suoi libri-oggetti la cosa stessa e secondo il quale le prerogative di un verbo erano di fare eco a se stesso. Insieme a Duchamp e a Meret Oppenheim per certi versi, si può dire che fece parte del cosiddetto nuovo realismo, corrispondente francese dell’offensiva della pop art a New York. Cornell è un incantatore ed è per questo che nel 1959 L’Esposizione internazionale del surrealismo di New York venne intitolata: "Surrealism Intrusion in the Enchantors’ Domain".
Dal 1935 al 1955 l’opera di Joseph Cornell segnala una tematica che sembra precorrere il passaggio dall’oggetto surrealista a certe forme di assemblaggio. Nel 1967 Diane Waldmann scriverà nella monografia su Cornell che egli, nell’interesse che vota al passato, annuncia Robert Rauchenberg, che certamente ha influenzato. Come Cornell, Rauchenberg combina il passato con il presente e con una visione rettangolare dello spazio derivata dal cubismo. Il giustapporre banale e sofisticato l’illusione e la negazione della profondità sono simili nei due ma Cornell, preoccupato dal passato si sforza di integrarlo al presente mentre Rauchenberg dà la preminenza ad oggetti legati al presente. A quanto pare lo stesso Warhol è debitore a Cornell nella formula ripetitiva delle conserve Campbell, nelle bottiglie di Coca Cola o nei ritratti di Marilyn Monroe: dagli anni 40 Cornell infatti produsse i ritratti dei "Medici", il Penny Arcade e molte altre opere di genere "seriale". Nel 1891 Jean le Gac accosta Cornell ad artisti come Louise Nevelson, Warhol, Arman, Cristo, Donald Judd e Boltanski. Nel caso di Arman e Boltanski manca del tutto la sublimazione poetica presente nelle opere di Cornell. Le opere di Cornell, con la sabbia che cola, le voliere e i giochi a cavallo tra il Rinascimento e l’era dei robot sono la concretizzazione di una metafisica dalla frivolezza apparente e dalla gravità effettiva.

Nessun commento: