domenica 3 luglio 2011

Le mani e le abilità manuali


La mano è lo strumento più importante dell’uomo: è l’arto che caratterizza gli esseri umani rispetto a tutti gli altri esseri viventi del creato. Con la mano, l’umanità è riuscita a costruire (e a volte a distruggere) intere civiltà.
La mano comunica: abbraccia, accarezza, sfiora, saluta, protegge, porge... Sono gesti e azioni quotidiane che esprimono comunicazione, affetto, sentimenti d’amore. Penso a due innamorati, a genitori e figli, ai nonni, alle amicizie profonde.
La mano crea: plasma, dipinge, scolpisce, mima, scrive, svela, volteggia… Sono i gesti e le azioni quotidiane delle espressioni artistiche. Penso allo scultore, al mimo, al burattinaio, al pittore, al prestigiatore, allo scrittore, al ballerino.
La mano scopre: muove, enumera, sposta, mischia, classifica, raggruppa, afferra, appunta... Sono i gesti e le azioni quotidiane di alpinisti, scienziati, ricercatori, archeologi, biologi.
La mano lavora: avvita, sega, imbullona, punta, assembla, progetta, zappa, falcia, guida, incide, estrae... Sono i gesti e le azioni quotidiane di chi nel lavoro usa soprattutto le mani: gli artigiani delle piccole botteghe, gli operai delle grandi officine, gli agricoltori delle campagne, ma anche i muratori, i macchinisti, i chirurghi, i dentisti.
La mano gioca: lancia, stringe, prende, ruota, manipola, preme, colpisce, taglia… Sono i gesti e le azioni quotidiane di coloro che giocano, nuotano, costruiscono giocattoli, si avventurano nel bosco; bambini, ragazzi e adulti. Noi tutti sperimentiamo la maggior parte di queste (e altre) “azioni quotidiane”, ad eccezione di quelle legate solo a specifiche professioni. Tutte queste “abilità manuali”, comunque, non s’improvvisano. Sono il frutto di un lungo esercizio, di un lungo apprendistato che si perfeziona nel corso degli anni. La data d’inizio è il primo giorno di vita. Non ha praticamente termine, se non nel giorno della morte.

Le opportunità manuali dell’esperienza ludica. I bambini e le bambine che hanno la fortuna di vivere l’esperienza del laboratorio della manualità si trovano ad avere un “tesoro fra le mani”. È infatti, una vera e propria bottega per l’apprendistato della manualità. Il “laboratorio delle mani” è un
luogo dove poter imparare a usare utensili e realizzare direttamente con le proprie mani vari oggetti. A tal proposito merita segnalare quello che accade in India. Rispetto alle università occidentali i corsi dell’Istituto Universitario di Tecnologia di Chennai (la vecchia Madras) hanno almeno una particolarità che salta agli occhi: il lavoro manuale. “In effetti abbiamo preso un po’ da tutto l’Occidente – spiega Elango – e questo è il lascito dei tedeschi che, qui, all’inizio, erano molto presenti”. Nel primo anno, per sei ore a settimana, tutti gli studenti vanno in officina a filettare viti, forgiare strumenti, limare a piano una superficie, costruire connessioni elettriche. Qualcosa che, da noi, non si fa quasi più neanche negli istituti tecnici. Per gli studenti – dice Vinod – è un po’ di relax. Secondo Elango “acuisce il senso della precisione, dimostra che il presto è nemico del bene, abitua a un lavoro metodico”. Ma a forgiare gli studenti c’è anche un retroterra storico-culturale. “Nella nostra cultura, nell’educazione dei nostri figli – sottolinea N.K. Swaminathan – danza e musica hanno il posto di primo piano. E la musica, come sa, è per un terzo significato, per un terzo ritmo, per un terzo matematica”. (da una intervista ripresa su La Repubblica)

Il lavoro creativo. Frank Lloyd Wright, invece, racconta nella sua autobiografia, come guidava i suoi studenti alla gioia. "Nell’utile lavoro creativo; un lavoro nel quale l’energia fisica deve essere a tal punto legata alla mente che nessuno può dire dove l’una cominci e l’altra finisca. Per un musicista sedentario, dalla formazione unilaterale, provo lo stesso senso di repulsione che m’ispirerebbe, ad esempio, un uomo con braccia dall’enorme muscolatura inserite in un corpo malnutrito e rachitico. Considererei queste braccia una deformità spirituale, oltre che una mostruosità fisica. Le “specializzazioni” si sviluppano di solito, analogamente, a spese della salute e del benessere dell’uomo completo. E mi offendono tanto più adesso in quanto ho guidato giovani all’azione per mezzo della scure, della sega, della pialla, del martello, della vanga e della zappa. Facendo loro scalpellare la pietra, dipingere le pareti, facendoli cucinare e lavare i piatti. Solo in un secondo tempo viene la pratica dell’uso della riga, della squadra, del tavolo da disegno”.

E infine Alberico Belgiojoso, ordinario di Progettazione architettonica e urbana al Politecnico di Milano, sempre citando Frank Lloyd Wright continua:
“…per diventare bravi progettisti è importante fare attenzione alle sensazioni del proprio corpo quando si attraversa uno spazio. Non ci possono essere sani criteri di progettazione senza questa elementare esperienza fisica. Uno spazio genera sensazioni piacevoli o spiacevoli e io, come architetto, devo essere in grado di capire da che cosa dipendono: l’altezza del soffitto, la presenza di specchi, la particolare angolazione delle pareti. Sono proprio queste sensazioni che mi guidano nel progetto”. Se lo spazio ha un effetto sulla psiche e sul corpo, è logico domandarsi quali sono i meccanismi fisiologici che regolano questo processo.

Abilità manuali che favoriscono la crescita personale. Nella mia esperienza didattica ho constatato che un buon laboratorio dedicato alle abilità manuali favorisce alcuni aspetti fondamentali della crescita educativa di una persona. Vediamo insieme alcuni elementi importanti per un “buon uso delle mani”:
–Usare strumenti di qualità e in maniera appropriata. Molto spesso è la prima volta che usiamo un attrezzo: è bene, allora, farci insegnare i “trucchi del mestiere” da chi il mestiere lo fa di professione. Ci accorgeremo, allora, che una buona attrezzatura impedirà eventuali scoraggiamenti di fronte alle prime difficoltà e ai primi errori.
–Partire dal semplice per arrivare pian piano al complesso.Per maturare un’abilità manuale è bene partire da realizzazioni semplici, dove si acquisiscono conoscenze e dimestichezza con i materiali e gli strumenti. Solo allora, in maniera progressiva, potremo avventurarci nelle realizzazioni più difficili e complesse.
–Evitare la tentazione dei soldi e stimolare il desiderio di usare oggetti non acquistati. Oggi nella maggior parte delle tasche dei ragazzi ci sono più soldi di un tempo. C’è una mentalità generalizzata che ha creato l’idea per cui “il tempo è denaro” e che “bisogna risparmiare tempo”. È più facile, perciò, andare nel negozio specializzato e acquistare il giocattolo pubblicizzato, anziché costruircelo da soli. È bello, invece, far da soli, gustando insieme i risultati finali e condividendo così le fatiche.
–Concludere i lavori intrapresi senza avere fretta. È bene abituarci a non lasciare i lavori a metà. Come ci ricorda Christoph Baker: “Fare i lavori in fretta, velocemente, quasi sempre vuol dire farli male. La cura dei dettagli, l’attenzione, l’attenzione ai particolari, il rispetto delle sfumature, il riconoscimento del limite richiedono tempo, ritmi e miti, e un passo più lento”(Ozio lentezza e nostalgia. Decalogo mediterraneo per una vita più conviviale).

Il manifesto per la difesa e riappropriazione delle Tecnologie Semplici

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