martedì 7 luglio 2009

La cultura orale


La cultura orale possiede delle caratteristiche particolari che, per chi è abituato a vivere in un'epoca con altra cultura (nel nostro caso in parte gutenberghiana e in parte elettronica), risultano decisamente insolite. Queste caratteristiche sono riportate qui di seguito, così come le ha studiate, in maniera molto approfondita, Walter J. Ong.

1. L'orecchio è il senso più importante. Per l'uomo che vive nel mondo della cultura orale la gerarchia tra i sensi è diversa dalla nostra: egli predilige, infatti, l'udito, proprio perché questo è un mezzo di ricezione orale, mentre l'uomo che vive nel mondo della scrittura si trova sicuramente più a suo agio, per impossessarsi delle informazioni, utilizzando l'occhio.
2. La comunicazione orale privilegia la paratassi. Il pensiero e i processi comunicativi delle culture orali sono caratterizzati da una costruzione del periodo fondata essenzialmente sulla coordinazione: si hanno, quindi, proposizioni collegate tra loro mediante l'uso di preposizioni; nella cultura scritta, invece, l'utilizzo delle preposizioni è molto ridotto, a vantaggio dei connettivi logici.
3. La comunicazione orale ama la ridondanza. Comunicando oralmente si deve, per imprimere nella mente di chi ascolta, ripetere e riprendere più volte un dato importante che si vuole mettere in evidenza; tutto ciò è praticamente superfluo nella comunicazione scritta.
4. Lo stile orale predilige il tono agonistico. In tutte le società a cultura orale le produzioni verbali sono centrate, in genere, su dinamiche agonistiche. Questo accade proprio perché in una cultura orale la stessa conoscenza non è mai astratta, ma è sempre vicina all'esperienza umana ed è quindi situata in un contesto di lotta.
5. La cultura orale è conservatrice e tradizionale. In una società in cui l'unico modo per tramandare le informazioni è quello orale, le informazioni conosciute vengono immagazzinate nella mente; la mentalità che si forma in un simile contesto è, per forza di cose, tradizionalista e conservatrice, e inibisce la sperimentazione intellettuale.
6. La cultura orale è enfatica e partecipativa. L'uomo abituato a muoversi in una cultura orale è sicuramente più impulsivo di un uomo abituato alla lettura e al ragionamento prodotto dalla conoscenza scritta.
7. La cultura orale è una cultura omeostatica. Per l'impossibilità di ricordare tutte le informazioni, in una cultura orale si tende a privilegiare tutto ciò che è inerente alla quotidianeità, tralasciando le informazioni relative al passato, o quelle che più si allontanano dalle esigenze quotidiane.
8. L'uomo dell'oralità pensa in modo situazionale più che in modo astratto e analitico. È stato dimostrato che chi è cresciuto in una cultura orale cura, nei suoi ragionamenti, molto più la parte pratica rispetto a quella teorica, al contrario di quanto avviene per chi si trova nel tempo della cultura scritta, molto più abituato al ragionamento.

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