Un articolo di Mario Fierli, su Educationduepuntozero, dove si prova a
fare il punto sulla situazione delle tecnologie didattiche. C'è anche
un link a un documento in .pdf Le tecnologie nella scuola: una piccola
antologia di contributi di vari autori - Francesco Bailo, Elena
Serventi, Stefano Merlo, Maria Altieri, Lucia Ferlino, Luigi Oliva,
Giovanni Paolo Caruso, Andrea Mameli, Fabrizio Emer, Roberto
Maragliano, Gino Roncaglia, Paolo Ferri, Daniele Pauletto, Immacolata
Nappi, Fiorella Operto, Carlo Infante.
Le tecnologie nella scuola: che cosa si dice e che cosa succede
davverodi Mario Fierli
Dai contributi teorici, dalle analisi dei singoli media e dal racconto
di esperienze emerge il problema di sempre: le nuove tecnologie
cambiano o no il modo di fare scuola? Le risposte a questa domanda
nello speciale di Education 2.0 scaricabile in PDF.
È successo per l’uso delle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione nella scuola quello che avviene per tutte le nuove
tecnologie che entrano con forza nella società. Si passa da una fase
d’avanguardia, accompagnata da teorizzazioni, esercizi di
immaginazione, utopie (positive e negative), a una fase di più
silenziosa pratica effettiva. In qualche modo le TIC sono oramai nelle
mani degli studenti e dei docenti. Per la verità molto di più nel
lavoro e nella vita di ciascuno di loro che nel loro comune lavoro a
scuola. È quindi necessario continuare a produrre studi, suggerimenti e
modelli, ma è oramai possibile fare analisi di quello che succede
veramente. I contributi di esperti e gli interventi nella Community di
Education 2.0, a oggi, non sono di per sé la base di una indagine
sistematica, ma la loro lettura permette di riflettere.
I contributi sono rivolti essenzialmente a tecnologie o applicazioni
più “calde” e recenti: e-book, social network, LIM, ma con una
rivisitazione del rapporto fra immagini (cinema), musica e testi e con
l’interessante crescita della ormai classica robotica. Di temi che ci
hanno appassionato per anni (Come incide la videoscrittura nella
concezione del testo? Come si crea una cultura della ricerca di
informazioni in Internet? È vero che l’uso del calcolo automatico è
dannoso? E così via) non c’è traccia. Probabilmente quando alcune cose
oramai si praticano di fatto se ne parla meno e ci si preoccupa meno
dei risvolti. Se ne può avere una verifica in molti interventi (per
esempio in quelli del convegno di aprile di Education 2.0),
classificati in vari temi, nei quali l’uso delle tecnologie c’è di
fatto, ma non viene enfatizzato. In conclusione solo una parte di
quello che succede davvero emerge nel dibattito specifico sulle TIC.
Dai contributi teorici, dalle analisi dei singoli media e dal racconto
di esperienze emerge il problema di sempre: le nuove tecnologie
cambiano o no il modo di fare scuola? Molti anni fa una corrente di
pensiero aveva concepito l’idea che l’uso delle tecnologie, di per sé,
dovesse per forza provocare l’innovazione didattica. Se le tecnologie
hanno cambiato il modo di lavorare, viaggiare, produrre cultura e
leggere, perché non dovrebbero cambiare il modo di fare scuola? Quindi
l’idea delle tecnologie come “leva”: visto che l’innovazione non viene
dalle riforme istituzionali e dal dibattito su metodi didattici,
saranno i nuovi mezzi che la promuoveranno. Sarà che la scuola è il più
coriaceo sistema sociale, capace di resistere a qualsiasi provocazione
(a volte, intendiamoci, a fin di bene). Fatto sta che all’automatismo
tecnologie-innovazione didattica non ci credono più in molti. Si può
ragionare su qualsiasi medium, ma il caso delle LIM è particolarmente
chiaro, come si ricava da alcuni interventi: è ovvio che questi
congegni si possono usare in tanti modi diversi al servizio di
altrettanti modelli della lezione in classe e, fra questi, dei modelli
più antichi. Il problema è che una lavagna interattiva non garantisce
una lezione interattiva. L’interattività didattica consiste nel far
interagire continuamente quello che l’insegnate dice, mostra e,
soprattutto, chiede, con quello che gli studenti pensano, capiscono,
hanno la possibilità di rispondere e di domandare. È imbarazzante
costatare che è possibile fare lezioni interattive con la lavagna
tradizionale e lezioni non interattive con la lavagna interattiva.
E allora cosa se ne deve concludere: che le nuove tecnologie non
servono a niente? Certamente no. Esse sono potenzialmente
rivoluzionarie perché possono rafforzare enormemente i modelli più
avanzati di didattica. Ma non lo fanno gratis. Non c’è bisogno di meno,
ma di molto più studio e di ricerca sui metodi, sui linguaggi, sui
saperi.
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Postato da Giorgio Jannis su NuoviAbitanti il 10/30/2010 01:05:00 PM
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